Gli schemi dell'emozione e le loro vicissitudini

Gli schemi dell’emozione spiegano la costruzione del nostro sè e della nostra conoscenza del mondo interpersonale,costituendo il piano di definizione di una teoria dell’elaborazione dell’informazione emotiva. Gli schemi dell’emozione cominciano a svilupparsi in forma non verbale, inclusi i processi subsimbolici e la rappresentazione mentale simbolica, fin dall’inizio della vita; in seguito, vengono incorporate anche componenti linguistiche. Gli schemi dell’emozione sono definiti come rappresentazioni prototipiche del sè in relazione con gli altri, costituite attraverso la ripetizione di episodi con stati affettivi condivisi. Gli stati affettivi consistono in elementi sensoriali, viscerali e motori che sono largamente subsimbolici, e che si realizzano all’interno o al di fuori della consapevolezza. Tali stati affettivi sono attivati ripetutamente e regolarmente in risposta a persone od eventi particolari. Stimoli e situazioni sono associati tramite l’attivazione di stati affettivi simili.

Come ripetute osservazioni di un oggetto formano classi funzionalmente equivalenti e immagini prototipiche, i quali coinvolgono altre persone in relazione al sè, e vanno a costituire classi equivalenti dalle quali sono generate immagini prototipiche di episodi. L’organizzazione degli schemi dell’emozione di ogni persona dipende dalle interazioni del bambino con le figure centrali della sua vita, e dalle valenze emotive associate con loro. Il bambino forma schemi prototipici sulla base di ricorrenze molteplici di tali eventi in contesti differenti ma con simile attivazione sensoriale, viscerale e motoria. Gli schemi prototipici con i loro attori, tempi e luoghi, vengono formati prima nel sistema non verbale, e poi descritti in parole.

Schemi dell’emozione e schemi della memoria

Centrale per il concetto di schema è la prospettiva che definisce la memoria come un processo attivo di ricategorizzazione e ricostruzione, e non come una semplice ripetizione di immagini fissate una volta per tutte nella mente. Ogni attivazione di uno schema produce un nuovo input che ha un certo potere di modificare lo schema. Gli schemi dell’emozione sono attivi e dinamici, in continua trasformazione. Le aspettative e le convinzioni che fanno parte dei nostri schemi dell’emozione condizionano il modo in cui percepiamo le altre persone, ciò che ci attendiamo e il modo in cui agiamo. Benché gli schemi dell’emozione siano simili agli schemi della memoria nella struttura di base e nella modalità dell’elaborazione, sono però differenti nei contenuti, in particolare per la dominanza degli elementi sensoriali e somatici, e per l’importanza del contesto interpersonale nel quale gli schemi sono registrati e richiamati, I contenuti stessi degli schemi dell’emozione influenzano il grado in cui nuovi input possono essere registrati in modo tale da apportare cambiamento. La dominanza di alcuni tipi di input subsimbolico ha la capacità di rendere gli schemi dell’emozione particolarmente resistenti al cambiamento

Fallimenti del processo di simbolizzazione e modi di porvi rimedio

Gli schemi dell’emozione sono la base per l’organizzazione del sè, della nostra personalità e determinano i nostri obiettivi e le nostre scelte per tutta la nostra vita. L’approccio del codice multiplo richiede una teoria generale dell’organizzazione psicologica, che comprenda sia il funzionamento adattivo che quello maladattivo. Nel funzionamento adattivo gli schemi della memoria sono continuamente aperti al cambiamento. Ogni attivazione di uno schema ha la capacità di immagazzinare nuove informazioni, e quindi di modificare lo schema in qualche modo. Il cambiamento negli schemi dell’emozione, che sono dominati dalle componenti subsimboliche, è più difficile da raggiungere rispetto agli schemi della memoria. I processi subsimbolici lavorano con immediatezza ed efficacia , finchè sono adeguati; quando non lo sono più, il processore subsimbolico potrebbe non essere in grado di operare il ridirezionamento necessario. Il tennista sa che non sta colpendo bene la palla, ma generalmente non riesce a capirne il perchè. Il processore simbolico deve ora entrare in azione; il tennista ha bisogno di identificare specifici elementi nella sua corsa o nel suo timing per vedere cosa non funziona e sviluppare un nuovo schema d’azione. Potrebbe avere bisogno di un professionista che lo aiuti a riconoscere i suoi errori e lo indirizzi verso il cambiamento. I cambiamenti negli schemi dell’emozione presentano ancora più problemi di quelli presentati dagli schemi cognitivi e sensomotori. Nella natura degli sch dell’emo ciascuno elemento dello schema – una parola, un’immagine, un’azione, un odore – può attivare altri elementi. Quando viene attivato uno schema emotivo negativo da uno qualsiasi dei suoi elementi, verranno suscitati anche il nucleo affettivo e la risposta comportamentale associati con lo schema. Lo schema può venire attivato nell’esperienza attuale o dalla memoria o dall’immaginazione. Nel caso di schemi negativi e conflittuali, agli elementi sensoriali e viscerali, che non possono essere controllati e regolati intenzionalmete, probabilmente verrà associata sofferenza. In questo senso, l’anticipazione di un evento temuto è una sua riedizione parziale, con le sue componenti somatiche dolorose, in una qualche forma di traccia. Il potere dell’angoscia si può comprendere in questi termini. E la sofferenza stessa, è proprio la sofferenza. L’individuo la prova, e si attende di provarne di più; è probabile quindi che il suo scopo sia quindi ridurre od evitare la sofferenza. Alcune persone possono avere sviluppato schemi di protezione o tranquillizzanti, forse incorporando immagini internalizzate della persona che lo accudisce, che vengono attivati in risposta a aspettative dolorose e che permettono una certa regolazione dell’affetto. Se l’affetto non è sopraffacente, o se gli schemi di autoconforto sono efficaci nel modulare l’affetto, il soggetto potrà quindi essere in grado di esaminare la validità dell’aspettativa nel modo in cui si realizza nella realtà o nell’immaginazione. Il soggetto può riuscire a integrare nuove informazioni in nuove situazioni, potendo esaminare iol grado di corrispondenza tra l’aspettativa e l’evento. Se l’affetto penoso è sopraffacente, con molta probabilità si costituirà uno schema di emozione patologico.

Dissociazione e desimbolizzazione

La persona che si trova nella morsa di un’emozione dolorosa non può controllare direttamente le componenti subsimboliche. I simboli sono ciò che siamo in grado di regolare e dirigere fino a d un certo limite. Nella nevrosi, piuttosto che usare il sistema simbolico per valutare ed esaminare il significato emotivo di una fantasia o di un evento anticipato, o per mettere alla prova la fondatezza dell’aspettativa, la persona può tentare di evitare i simboli allontanandosene o eliminandoli in qualche modo. Così, si ritira da, o agisce distruttivamente su, gli oggetti, le immagini, le parole, i suoni che sono connessi allo schema e che servirebbero ad attivarlo. L’evitamento può avvenire nella realtà o tramite il ritiro dell’attenzione da tali entità dal momento che esse sono rappresentate mentalmente. L’operazione della dissociazione, nella quale vengono recise le connessioni tra gli elementi subsimbolici e simbolici dello schema, lavora in maniera inversa rispetto al processo organizzativo degli schemi. Questa strategia di evitamento è maladattiva per molti aspetti. I contenuti subsimbolici dolorosi continuano ad essere attivi anche se l’oggetto simbolico viene evitato. Come tutti gli elementi subsimbolici non connessi ai simboli, possono venire sperimentati come al di fuori di se stessi, al di fuori della sfera in cui si esercita il controllo.

allo stesso tempo, il soggetto si è ritirato e allontanato dai simboli, componenti degli schemi dell’emo, che potrebbe intenzionalmente dirigere. In questo modo il bambino o l’adulto che attuano questa strategia di evitamento possono trovarsi nella situazione di sperimentare un’alta attivazione delle componenti somatiche o motorie dello schema emotivo, che si verifica in situazioni diverse da quella in cui è stata evocata, senza mezzi di organizzazione simbolica, di comunicazione agli altri o di regolazione attraverso il sè. Gli sch dell’emo. dolorosi si autoperpetuano e la persona si sente attivata, senza comprenderne il motivo

Un rimedio disfunzionale: il tentativo di risimbolizzare

Per stabilire un senso di controllo sul suo stato corporeo o emotivo, l’individuo tenta di attribuire un significato ai sentimenti che sono stati attivati, per connettere di nuovo processi subsimbolici ai simboli. Poiché è coinvolto in un processo di evitamento della causa reale egli deve dar vita a nuovi scenari, con nuovi oggetti che giustifichino l’affetto attivato. Il nuovo oggetto o la nuova situazione saranno probabilmente simili o associati con gli elementi simbolici dello schema dissociato, ma abbastanza distanti da non rendere visibile la connessione. Il bambino arrabbiato con la propria madre sente l’intensa attivazione affettiva e somatica, ma può non sentirsi in grado di sopportarne il significato emotivo e le possibili conseguenze. Cerca un significato diverso, che spieghi l’attivazione evitando la comprensione dei suoi veri scopi. Può interpretare l’attivazione come un sentimento diverso dalla rabbia, può sperimentarla in relazione a qualche altra persona, o come diretta a se stesso. La costruzione di nuovi schemi, per quanto possano essere irrealistici, costituisce un tentativo di simbolizzazione, di guarigione spontanea all’interno del campo rappresentazionale, pur mantenendo l’iniziale dissociazione difensiva. Lo schema rimane maladattivo, la tentata ricostruzione è essa stessa parte della struttura patologica.

Il circolo vizioso e la sua cura

La dissociazione tra funzioni subsimboliche e simboliche blocca il cambiamento e lo sviluppo degli schemi dell’emozione nella direzione adattativa. Il circolo vizioso della nevrosi riguarda la disconnessione delle componenti subsimboliche dello sch emot. Dai sistemi organizzanti delle immagini e delle parole, mentre l’atto doloroso continua ad essere attivato, divenendo sempre più pervasivo. Il cambiamento strutturale è la connessione del nucleo affettivo dissociato di uno sch dell’emoz. A simboli che esprimono il suo reale significato emotivo. Ciò può richiedere l’abbandono del significato simbolico che è subentrato, il quale può esso stesso causare difficoltà e dolore. Per cambiamento strutturale si intende la riorganizzazione duratura degli schemi dell’emozione.. Il trattamento psicoanalitico è specificatamente designato a permettere l’attivazione di vecchi schemi emotivi, con il loro nucleo affettivo, in un nuovo contesto interpersonale nel quale questi possano essere tollerati, esaminati e ricostruiti, e dove possa svilupparsi un nuovo significato emotivo.  Il cambiamento che si persegue concerne le componenti sensoriale, viscerale e motoria dello schema. L’attivazione dello schema stesso, con le sue componenti subsimboliche, è necessaria per consentire un simile cambiamento. Si deve fare esperienza delle aspettative, con le loro componenti fisiologiche, motorie e rappresentative nel trattamento. L’attivazione delle componenti subsimboliche si realizza attraverso il richiamo di ricordi di situazioni nelle quali è stato attivato uno schema, ovvero direttamente in relazione all’analista. Il trattamento  opera per consentire l’attivazione degli schemi e per produrre il cambiamento, fornendo un nuovo contesto interpersonale che produce risposte diverse e più positive; promuovendo lo sviluppo di nuovi schemi di auto accettazione e di auto accudimento, assieme al riconoscimento da parte del paziente della realtà delle sue reali potenzialità.

Livelli del processo di simbolizzazione: implicazioni per il trattamento

La figura di accudimento è stata il primo simbolo oggettuale ad organizzare gli schemi dell’emozione nello sviluppo normale; nel trattamento l’analista funziona come un nuovo oggetto nella ricostruzione degli schemi che sono stati dissociati. L’analista fornisce un nuovo oggetto. In casi di dissoc. O desimbol. I sentimenti non sono organizzati in modo tale da permettere tale trasferimento. Ovvero non è possibile per un nuovo oggetto (l’analista) accedere al ruolo simbolico. Deve essere creato un nuovo ruolo. In tali casi apprendere ad essere un paziente richiederà lo sviluppo dell’abilità di simbolizzare. Questo processo si verifica in modo concomitante allo sviluppo di nuove aspettative interpersonali. Maggiore è l’iniziale dissociazione, più è difficile imparare a simbolizzare. Per permettere al processo di risimbolizzazione di avere inizio il trattamento dei pazienti con traumi o somatizzazioni richiederebbe una focalizzazione su quelle entità disponibili a funzionare come simboli organizzanti all’interno degli schemi dell’emozione, prima che possano costituirsi connessioni ad altri oggetti simbolici o ad altre persone. Le implicazioni dell’approccio del codice multiplo divergono da quelle psicoanalitiche. Sintomi e azioni possono operare in modo progressivo per implementare il processo di simbolizzazione, piuttosto che essere regressivi. In caso di massiccia desimbolizzazione un sintomo fisico particolare o un forte dolore potrebbero costituire la sola entità disponibile che permetta l’ingresso di uno schema dell’emozione nel dominio simbolico. Quindi in questi casi il sintomo è un veicolo di significato e non un’assenza di esso. Il modello della cura che io propongo definisce diversamente la relazione tra la verbalizzazione e l’agito o òa somatizzazione. Il primo passo del processo di simbolizzazione può essere rappresentato dal rendere discreta l’esperienza viscerale o motoria, conducendola nel campo della riflessione. Parlare di sintomi o di connettendoli a simboli verbali- ha latri notevoli effetti, rafforzando la loro operazione simbolica e introducendoli nel discorso condiviso. In seguito tramite la focalizzazione sui sintomi nel discorso condiviso, gli sch dell’emoz. Possono essere parzialmente manifestati nella relazione, e possono essere creati nuovi ruoli per nuovi oggetti interpersonali. In questo modo possono formarsi schemi nei quali è presente l’analista , e può quindi divenire possibile raggiungere pazienti che prima non erano ritenuti idonei alla talking cure. La verbalizzazione di dettagli concreti che è associata con l’alessitimia può essere considerata un tentativo di ricostruire un focus simbolico per uno schema dissociato dell’emozione, piuttosto che un evitamento di simboli. I dettagli dei racconti dei pazienti psicosomatici, come i sintomi particolari dell’isteria, portano anche loro del significato, funzionando come tentativi di riparazione dopo la scissione difensiva con potenziali effetti adattativi.

Effetti collaterali della talking cure

Il significato dei sintomi deve essere valutato specificamente caso per caso. Possono esserci dei casi che richiedono di alleviare i sintomi, mantenendo lo stato dissociato. In altre situazioni è possibile lavorare con i sintomi e con il loro significato, così da permettere trasformazioni più profonde nella simbolizzazione. Se il paziente riesce a sopportare l’affetto evocato, potrà connettersi al terapeuta, e avrà la possibilità di servirsi della forza del processo di simbolizzazione e del sistema verbale per riorganizzarsi i suoi schemi emotivi e renderli più adattivi rispetto alla sua vita attuale.

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