Il legame tra sentimenti e parole:
il ciclo referenziale di Wilma Bucci

​Il linguaggio delle emozioni

Secondo l’Autrice la via preferenziale per comunicare le emozioni è costituita, più che dall’uso del linguaggio, dalla vocalizzazione e dalle espressioni facciali – componenti intrinseche dello stesso schema dell’emozione.
Darwin sosteneva che l’espressione dell’emozione attraverso il volto fosse filogeneticamente rintracciabile, e universale negli umani. Da un punto di vista evoluzionistico, infatti, le emozioni avrebbero la funzione di mediare il comportamento in circostanze contingenti, fornendo una risposta flessibile dell’organismo all’ambiente, piuttosto che evocare situazioni in contesti diversi da quelli originari. Questa risposta immediata, basata su un’elaborazione intuitiva e implicita, rientra nel dominio del subsimbolico; la capacità di evocare eventi in loro assenza, sottoforma di immagini o parole, è invece il campo del simbolico.
La Bucci sostiene che gli umani tentino di trasporre sul piano verbale uno schema che non è pienamente evoluto in forma simbolica: la simbolizzazione dell’esperienza emotiva, secondo l’Autrice, è prerogativa dell’artista e del poeta. Attraverso l’uso delle metafore, infatti, si utilizzano oggetti e simboli concreti che hanno il potere di attivare in un’altra persona un’esperienza condivisa. Tuttavia la verbalizzazione, sebbene non del tutto efficace nell’espressione delle emozioni, è il mezzo privilegiato per comunicare con gli altri e per auto-regolarsi, e rappresenta uno strumento centrale nel lavoro psicoanalitico, portando la forza dei sistemi verbali agli schemi dell’emozione divenuti maladattivi.

La capacità di connettere emozioni e parole, e la capacità di costruire connessioni tra individui nel discorso condiviso, dipendono dallo sviuppo del processo referenziale.

Gli stadi del processo referenziale:

1. Attivazione subsimbolica

La prima fase di questo processo consiste nell’attivazione di una emozione con le sue componenti, attivazione che può avvenire all’interno o all’esterno della consapevolezza. In questa fase sono predominanti le componenti subsimboliche del nucleo affettivo: tale prevalenza è maggiore per gli schemi dell’emozione dissociati, nei quali gli oggetti e i contenuti simbolici sono fuori dalla consapevolezza e di conseguenza le esperienze subsimboliche viscerali e sensoriali (dominanti) risultano estremamente difficili da verbalizzare.

2. Simbolizzazione

Questa seconda fase consiste nella connessione dell’esperienza subsimbolica ai simboli, e può essere suddivisa in due sottostadi:

  • Costruzione di rappresentazioni mentali prototipiche
    L’esperienza subsimbolica, attraverso la ripetizione di episodi con un comune nucleo affettivo, viene suddivisa in classi funzionalmente equivalenti per ogni modalità sensoriale, generando così immagini prototipiche.
  • Racconti di immagini prototipiche e di episodi
    I racconti o le descrizioni di episodi e di immagini collegate ad un’emozione possono essere considerati metafore dello schema dell’emozione e modi di comunicarli verbalmente.

3. Riflessione: comprensione e verifica

Nella terza fase, attraverso la verbalizzazione dell’episodio, l’elaborazione di connessioni, l’associazione all’interno del proprio sistema verbale e la connessione a chi ascolta, l’emozione può essere identificata espilicitamente e può essere compreso il motivo dell’emozione, così da poter creare nuove ed ulteriori comprensioni.

Le fasi descritte possono verificarsi sia al di fuori della consapevolezza, ad esempio nelle normali situazioni esperienziali in cui i contenuti simbolici sono accessibili, sia all’interno di essa.
Il livello di consapevolezza è tanto più intenso quanto maggiore è il livello di dissociazione di un’esperienza emotiva.

L’Autrice conclude il paragrafo con due riflessioni:

  • Da un lato sottolinea l’importanza delle associazioni libere alla luce del processoreferenziale: immagini ed episodi, anche se insignificanti, possono aprire la strada aglischemi dell’emozione.
  • Dall’altro lato osserva come il successo del processo referenziale conduca a nuove connessioni nel sistema verbale che possono retroagire per produrre cambiamento nelle componenti non verbali.


Lo sviluppo del processo referenziale: la base interpersonale


Secondo la Bucci, la costruzione del processo referenziale ha inizio nella primissima infanzia nel contento della relazione madre-bambino e prima dell’acquisizione del linguaggio.

Come già visto, la funzione del processo referenziale è quella di collegare i sistemi subsimbolici tra loro, collegare questi ai sistemi simbolici e legare tra loro le rappresentazioni interne dell’individuo. Un’ulteriore funzione è quella di connettere la propria esperienza interna all’espressione degli altri. I primi simboli esterni che il bambino può collegare al proprio stato interno sono le reazioni facciali e comportamentali materne, che agiscono come una metafora non verbale e analogica.
In sostanza si tratta di simboli prototipici non verbali per le emozioni, che verranno raggruppati in classi funzionalmente equivalenti di esperienza subsimbolica per formare unità discrete e contribuire allo sviluppo di auto-rappresentazioni del bambino.
L’Autrice si rivolge poi all’individuazione, nella letteratura, di teorizzazioni simili.
Riferisce di Emde, Klingman, Reich, Wade, Campos e Stenberg e della nozione di “riferimento sociale”, ovvero l’uso che il bambino fa dei segnali affettivi materni come indicatori esterni dei propri stati interni.
Si rivolge poi al lavoro di Stern, più precisamente al suo concetto di “sintonizzazione degli affetti”, prima forma di interazione attraverso cui il caregiver fornisce rappresentazioni simboliche esterne per l’esperienza interna del bambino. Tale sintonizzazione ha inizio verso i 9 mesi di vita ed ha la forma di un rimodellamento, di una riproposizione di uno stato soggettivo.
Secondo la Bucci, la sintonizzazione affettiva di Stern può essere considerata l’equivalente del primo stadio del processo referenziale (attivazione subsimbolica).
Il caregiver funge da estenzione e rappresentazione dello stato emotivo del bambino, da simbolo non verbale transmodale e trans-soggettivo. Comunica al bambino che l’esperienza interna può essere osservata congiuntamente e che c’è un altro essere che si trova in uno stato interno simile.
In questo paragrafo viene dunque posto l’accento sull’aspetto interpersonale dello sviluppo del processo referenziale: le azioni e le espressioni di un’altra persona sono in relazione allo stato interno del bambino, che a queste fornisce un nuovo significato; inoltre egli apprende che una serie di espressioni degli altri o di se stesso possono essere funzionalmente equivalenti nel rappresentare uno stato affettivo, formando così una classe emotiva.

Sviluppo di significati emotivi verbali: un’estenSione del concetto di Vygotsky

In questa sezione l’Autrice tratta la tematica dell’espressione dell’emozione in forma verbale. Non esiste ancora un modello dello sviluppo di tale capacità, tuttavia la Bucci riprendendo ed ampliando la teoria di Vygotsky, lo definisce come segue.

  • Nello sviluppo ontogenetico, linguaggio ed emozione hanno radici differenti: le prime strutture emotive sono costruite in assenza di mediazione verbale.
  • Esiste uno stadio non emotivo nello sviluppo del linguaggio nel bambino (ad esempio la ripetizione di fonemi), così come uno stadio non linguistico nell’espressione emotiva (ad esempio il pianto, il riso, lo scalciare).
  • Lo sviluppo del linguaggio e dell’emozione seguono linee diverse ed indipendenti.
  • L’incontro tra queste due linee avviee quando l’emozione può essere verbalizzata e illinguaggio può esprimere l’emozione. 
    Questo passaggio in un primo momento avviene attraverso la narrazione di eventi, episodi (“ciò che è accaduto”) e solo successivamente verrà acquisita la capacità di dare un nome o descrivere i sentimenti.
    Il conseguimento di tale capacità dipende dall’accettazione e dal riconoscimento, da parte del caregiver, dei sentimenti suscitati così che il bambino non ne venga sopraffatto.

L’incontro delle vie del linguaggio e dell’emozione richiede un contesto interpersonale adeguato, e tale adeguatezza varia incredibilmente nel suo essere presente nelle fasi precoci di vita del bambino. Questa variabilità verrà riflessa nell’integrazione, o dissociazione, degli schemi dell’emozione, e nella capacità individuale di sviluppo emotivo adattativo durante la vita.

Il ciclo referenziale e il processo della scoperta


In questo paragrafo la Bucci mostra come, nel processo psicoanalitico, si possa realizzare un processo di costruzione di nuove categorie e dimensioni.
Lo sviluppo e l’espressione verbale di significato emotivo, in questo caso, non riguarda la sola elaborazione simbolica o subsimbolica, quanto un processo capace di muoversi flessibilmente tra i sistemi.
Ad un livello ottimale, tale processo opera ricorsivamente in modo che nuovi sistemi simbolici contribuiscano ad aprire nuove connessioni in quelli subsimbolici.
Tale ciclo o spirale (data la sua forma), referenziale è fondamentale nella scoperta e nella comunicazione di nuovi significati emotivi e cognitivi.
A questo punto l’Autrice compie un’analogia tra gli stadi del ciclo referenziale e il lavoro artistico/scientifico.
Prende a modello gli studi del matematico Hadamard, basati su testimonianze di scienziati e matematici sul proprio lavoro.
Nei suoi studi Hadamart ha identificato 4 stadi nel processo della scoperta:

1. Preparazione

E’ la fase dell’acquisizione di conoscenza che rende esperti in un campo; si tratta di una “traduzione all’indietro” dal verbale-simbolico a forme subsimboliche.

2. Incubazione

Questa fase è costituita dal lavoro “silenzioso” del sistema subsimbolico, il quale opera fuori dalla consapevolezza e senza controllo intenzionale: gradualmente vengono costruite nuove categorie e nuove dimensioni.
La Bucci sottolinea che è proprio questo lavoro creativo a non essere spiegato dai modelli simbolici classici dell’elaborazione dell’informazione: essi non considerano modalità operative basate su regole implicite.

3. Illuminazione

Le nuove categorie e dimensioni, elaborate al di fuori dalla consapevolezza dal sistema subsimbolico nelle fasi precedenti, emergono nell’illuminazione: la connessione creata si manifesta. Nei resoconti degli scienziati l’illuminazione viene riportata come proveniente dall’esterno.

Secondo la Bucci si tratta della fase referenziale del processo di scoperta, in cui l’esperienza subsimbolica viene connessa alla forma simbolica.

4. Riflessione e verifica

In questa fase avviene la riflessione e l’interpretazione di quanto emerso precedentemente: la precisazione dei dati, il loro sviluppo e la loro utilizzazione.
Questo processo avviene all’interno della consapevolezza, attraverso la modalità di elaborazione verbale.

Ricorsività del ciclo

Il processo di scoperta è ciclico, o ricorsivo, e lo scienziato può ulteriormente estendere ed approfondire i suoi risultati.
Seguendo i resoconti di Poincaré, si può osservare come le nuove connessioni, createsi in un ciclo precedente di scoperta, aprano una serie di domande verso le quali egli si dirige con uno sforzo consapevole. In questo modo il matematico riattiva nuovamente il processo di scoperta che lo condurrà ad una nuova illuminazione.

Concludendo, la Bucci osserva le corrispondenze tra le fasi del processo di scoperta e quelle del ciclo referenziale:

  • All’Incubazione corrisponde l’attivazione subsimbolica;
  • All’Illuminazione corrisponde la Simbolizzazione nei suoi due sottostadi di costruzione dirappresentazione mentale prototipica e della sua connessione a forme narrative;
  • Alla fase di Riflessione e verifica corrisponde la Riflessione: l’emozione (la scoperta) puòessere nominata e categorizzata

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